domenica 25 gennaio 2009

Burle

"Dovremmo avere tanti soldati quante sono le belle ragazze italiane, credo che non ce la faremmo mai...". Il commento di Berlusconi sulle recenti notizie riguardo al proliferare di stupri nel nostro paese.

Ma stiamo scherzando?


venerdì 9 gennaio 2009

Vicini e lontani

Era tanto che non facevo un bel copia-incolla, per cui... Notizia fresca da Repubblica.it.
X tutti quelli che ancora non se ne sono accorti, queste si chiamano leggi razziali:
ROMA - Una tassa di 50 euro per il rilascio o il rinnovo dei permessi di soggiorno agli stranieri. E' quanto prevede un emendamento della Lega al dl anticrisi che ha avuto il parere favorevole del governo e dei relatori. Il gettito, è scritto nell'emendamento, verrà destinato ai Comuni di residenza dei cittadini stranieri e utilizzato per l'attuazione di politiche di sostegno alle famiglie (italiane) e per il controllo del territorio.

Porta sempre la firma della Lega un altro emendamento che introduce una fidejussione di diecimila euro a carico dei lavoratori extracomunitari che aprono una partita iva. Anche in questo caso c'è il parere favorevole di governo e relatori.

Inoltre un pensiero alla guerra nella striscia di Gaza. La guerra è sbagliata, sempre e comunque; la strada che nobilita l'uomo, che lo fa ergere al di sopra degli animali e degli altri esseri viventi, è la non-violenza. Bombardare civili, per colpire anche presunti obiettivi militari, quanto un razzo che ti colpisce la casa senza che tu abbia fatto nulla... Sono crimini ai quali nessuno può e deve restare indifferente, come purtroppo accade. Noi ci proviamo.

mercoledì 31 dicembre 2008

...E buon anno!

Auguri di un felice 2009 dal petulante staff di Parzialmente Nuvoloso!


giovedì 25 dicembre 2008

Buon Natale

Lo staff di Parzialmente Nuvoloso augura a tutti Buon Natale!


domenica 14 dicembre 2008

Cravatte strette

Ho il piacere si accogliere su Parzialmente Nuvoloso un articolo di un amico, Leonardo, impegnato nell'informazione sui fenomeni di stampo mafioso e malavita organizzata. Invito i lettori a visitare il sito del Gruppo 3P dove si possono trovare altri articoli di Leonardo e molti altri tra cui Tale e quale, un mio articolo gia pubblicato in queste pagine.

Cravatte strette


Alcuni dicono che in prima germinazione le mafie erano forme primordiali di usura e di estorsione. Non è proprio così; le più grandi mafie italiani, come la Camorra, la ‘Ndrangheta o Cosa Nostra, sono nate da congiunture storiche e sociali molto particolari ed esclusive, ciò non toglie che sia l’attività estortiva sia quella usuraia siano una delle prime fonti di guadagno praticate per accumulare fondi da investire in affari più redditizi da gruppi criminali destinati ad organizzarsi ed evolversi anche in forma mafiosa.

Il caso più noto tra questi è quello della oramai nota come “Quinta Mafia”, genesi romana di forme di criminalità salite qua e là dall’intero Sud Italia che si sono amalgamate molto efficacemente con l’ambiente criminale locale. In breve: prima Frank Coppola detto “tre dita” con quartier generale a Pomezia a pochi chilometri dalla capitale poi Pippo Calò, noto uomo d’onore siciliano che puntava molto sul territorio laziale appena scoperto: un neonato gruppo criminale a cui serviva tuttavia ancora lustro e molto capitale.
Di qui i “cravattari”, figura mitica della romanità, che vengono inseriti nell’organizzazione per trarre il massimo profitto dallo strozzinaggio. Il noto usuraio Balducci di Campo de’ Fiori si mette in affari con Nicoletti capo della famigerata banda della Magliana ed il gioco è fatto: l’usura è diventata un’attività mafiosa.

L’usura, diffusa e radicata nella società italiana oramai da secoli, è stata anche denominata “economia delle mafie inodore”, Camorra in testa, perché da anni è diventata di rilevante interesse in quanto attività molto remunerativa che non subisce grossi sbalzi di “mercato”, ma soprattutto è silente.
In Ottobre l’operazione “pro domo sua” procura 4 arresti di appartenenti alla Stidda gelese: Giuseppina Ciaramella, moglie del boss Antonino Cavallo, i figli Giuseppe e Lorena Cavallo e il genero Leonardo Caruso.
Secondo l’accusa, applicavano un tasso usurario del 10% mensile su prestiti concessi a un imprenditore edile.
A fronte di un capitale iniziale di 62.500 euro, avrebbero già incassato dalla vittima 285 mila euro, vantando ancora interessi non pagati per 26 mila euro e la restituzione per intero della somma prestata.
cappio

Don Marcello Cozzi, responsabile regionale di Libera in Umbria ci informa: “è in atto una nuova sfida: i clan campani ad esempio offrono oggi prestiti ad interessi molto simili a quelle delle banche, rivolgendosi anche a singole famiglie e individui.”

Proprio degli ultimi giorni è la notizia che questo reato è in considerevole aumento. Dal numero degli imprenditori colpiti alla media del capitale prestato, degli interessi restituiti, dei tassi di interesse applicati; si stima che i commercianti colpiti siano oltre 180.000, con un giro d’affari che oscilla intorno ai 15 miliardi di euro. In Campania, Lazio e Sicilia si concentrerebbero un terzo dei commercianti coinvolti.
Preoccupa anche il dato della Calabria il più alto nel rapporto attivi/coinvolti. La Campania detiene il record degli importi protestati (cioè capitali non coperti o non restituiti pari a 736.085.901 euro) seguita dalla Lombardia e dal Lazio. Il Lazio e’ invece in testa alla classifica per numero dei protesti lavati (estinti dopo un certo periodo di tempo). Lo stesso Lazio (5,34%), la Campania (4,46%) e la Calabria (3,53%) sono le regioni con il più alto numero di protesti in rapporto alla popolazione residente.
Napoli è la città nella quale lo scorso anno si sono registrati più fallimenti (7,2%) che rappresenta il 15% del totale nazionale. Tutti sintomi di una fragilità e debolezza che colpisce innanzitutto i negozi, grandi o piccoli che siano.

Alle aziende coinvolte vanno aggiunti gli altri piccoli imprenditori, artigiani in primo luogo, ma anche dipendenti pubblici, operai, pensionati, facendo giungere ad oltre 600.000 le persone invischiate in patti usurari, a cui vanno aggiunte non meno di 15000 persone immigrate impantanate tra attività parabancarie ed usura vera e propria.

Si pensi che in Umbria si stima che solo il 3% di fenomeni usurai siano effettivamente denunciati; “una manovra che consente di riciclare anche il denaro sporco proveniente da attività illegali magari compiute in altre regioni” – commenta il procuratore Fausto Cardella.
Il motivo per il quale non si denuncia è perché l’usuraio usa la potente arma dell’intimidazione servendosi di piccoli o grandi gruppi delinquenziali che rispondono alla sola logica del quattrino per minacciare le sue vittime anche negli affetti familiari senza farsi troppi scrupoli.

Trovo dunque doveroso, visti tali inquietanti dati, dare conoscenza di una delle più comuni tecniche adoperate dagli usurai a scapito di famiglie bisognose di liquidi.
C’è da fare una premessa: il nucleo o il singolo che si propone per questo fine illecito segue una selezione sulle potenziali vittime; le prede preferite sono coloro i quali non hanno potuto usufruire di fondi bancari, magari proprio perché destinati ad attività poco chiare, singoli o piccoli imprenditori che siano, oppure chi deve coprire altri debiti con ingenti somme di denaro che non può più chiedere a gruppi finanziari non avendo più garanzie da dare loro. In poche parole lo strozzino, nel primo caso si assicura che il contribuente non farà il suo nome alle autorità giudiziarie poiché anche lui è potenzialmente perseguibile, nel secondo caso si approfitta della disperazione delle famiglie affondando il colpo finché può, cercando di allungare la pratica il più possibile per garantirsi un profitto più copioso e duraturo. In ogni caso l’usuraio conosce bene la vittima, fa in modo di entrare nel suo mondo e capirne i risvolti, se sarà un buono o un cattivo pagatore e se avrà o non avrà la forza di contrastarlo.

Scelta la vittima, che spesso si rivolge a queste eminenze già nel pieno della sua crisi finanziaria, si passa all’azione vera e propria.

Si contratta insieme la somma di denaro dato in “affidamento”e le modalità di pagamento (cadenza, tasso d’interesse..) e si va insieme dal notaio, complice più o meno consapevole, stipulando un contratto di vendita di un bene materiale (che può essere da un orologio di valore ad una autovettura…) che lo strozzino considererà “una garanzia” del denaro prestato. Legalmente dunque il bene figura come venduto e di proprietà dell’usuraio ma in realtà resta ad uso della vittima che ovviamente non avrà un soldo del denaro pattuito per la cessione.

A questo punto in sede privata l’usuraio consegnerà la somma e la vittima si appresterà a pagare nelle modalità concordate.

Dal momento in cui si salta una rata o viene infranto uno qualunque dei patti, l’usuraio rivendica il bene tramite il contratto notarile stipulato in precedenza e applica “more” arbitrarie aggiuntive alla somma già dovuta dal contribuente. In caso contrario (ma sono ben rari i casi contrari), se si paga il dovuto con regolarità e fino all’ultimo centesimo senza venire mai meno agli accordi, l’atto di vendita viene revisionato e il bene torna ad essere del legittimo proprietario; ma come si è detto questo non capita quasi mai.
Ogni minimo contrasto è punito con la violenza, gratuita ed efferata, sofferente ma mai letale, data a dosi crescenti, abbastanza di frequente per incutere timore, per educare alla sottomissione, per coltivare il profitto.

Il magistrato Lucio Lotti, in una conferenza stampa, disse a proposito degli arresti di Gela:

“Il sistema dei cravattari è fatto in modo da autoalimentarsi dando alle vittime solo la sensazione del costo fisso mensile dell’interesse da pagare, ma non la certezza della cessazione del rapporto, perchè non riuscirà mai a saldare il debito”. Dunque, “mai più rivolgersi agli usurai e se qualcuno lo ha fatto o lo sta facendo, meglio denunciare”.

Leonardo L.

Fonti:

testimonianze dirette

Libera informazione -1

Libera informazione -2

Libera informazione -3

www.tg10.it

Siciliainformazioni

giovedì 11 dicembre 2008

Buon Appetito

Riporto queste righe direttamente dal sito della FAO. Il problema è ben noto ma è spesso dimenticato dai media, anche se in seguito alla pubblicazione di questi dati si è dato un piccolo spazio nei notiziari a questa tematica. Invito a riflettere sui numeri. Attualmente la popolazione mondiale è di circa 6,7 miliardi di persone, 963 milioni è una cifra vicina al miliardo. Quasi una persona su 7.

09-12-2008

Sale a 963 milioni il numero delle persone che soffrono la fame nel mondo


Colpa dell'aumento dei prezzi alimentari. La crisi economica potrebbe aggravare la situazione

Roma, 9 dicembre 2008 - Altri 40 milioni di persone si sono aggiunti quest'anno alla lunga lista di coloro che soffrono la fame, principalmente a causa dell'aumento dei prezzi alimentari, secondo stime preliminari pubblicate oggi dalla FAO. Questo porta il numero complessivo delle persone sottonutrite al mondo a 963 milioni, rispetto ai 923 milioni del 2007. E l'attuale crisi finanziaria ed economica - avverte la FAO - potrebbe far lievitare ulteriormente questa cifra.

"I prezzi alimentari sono calati dall'inizio del 2008, ma l'abbassamento dei prezzi non ha messo fine alla crisi alimentare di molti paesi poveri", ha dichiarato il Vice Direttore Generale della FAO Hafez Ghanem, alla presentazione della nuova edizione del rapporto FAO sulla fame Lo Stato dell'Insicurezza alimentare nel mondo 2008.

"Per milioni di persone nei paesi in via di sviluppo, riuscire a mangiare ogni giorno una quantità di cibo sufficiente per poter condurre una vita attiva e sana è ancora un sogno lontano. I problemi strutturali della fame, come l'accesso alla terra, al credito ed all'occupazione, sommati ai prezzi sostenuti dei generi alimentari, continuano ad essere una spaventosa realtà", ha sottolineato Ghanem.

I prezzi dei principali cereali sono calati di oltre il 50 per cento rispetto al picco raggiunto agli inizi del 2008, ma rimangono tuttavia alti rispetto agli anni precedenti. Nonostante il sensibile calo degli ultimi mesi, l'Indice FAO dei prezzi alimentari nell'ottobre 2008 era ancora un 20 per cento più alto rispetto all'ottobre 2006.

Con i prezzi delle sementi e dei fertilizzanti (ma anche di altri input) più che raddoppiati rispetto al 2006, i contadini poveri non sono stati nelle condizioni di poter aumentare la produzione. Ma gli agricoltori più ricchi, soprattutto nei paesi sviluppati, sono riusciti a sostenere i prezzi più alti e ad espandere le semine. Di conseguenza la produzione cerealicola dei paesi sviluppati è probabile aumenti di almeno il 10 per cento nel 2008. L'aumento nei paesi in via di sviluppo potrebbe non essere superiore all'uno per cento.

"Se i prezzi più bassi e la stretta creditizia associati alla crisi economica costringeranno gli agricoltori a diminuire le semine, l'anno prossimo potrebbe verificarsi un'altra drammatica ondata di prezzi alimentari alti", aggiunge Ghanem. "L'obiettivo del Vertice dell'alimentazione del 1996 di dimezzare il numero delle persone che soffrono la fame entro il 2015 richiede un forte impegno politico e finanziario di almeno 30 miliardi di dollari l'anno per l'agricoltura e per le misure di protezione sociale delle popolazioni povere".

Dove vivono i poveri

La stragrande maggioranza delle persone sottonutrite - 907 milioni - vive nei paesi in via di sviluppo, secondo i dati 2007 riportati nel rapporto Lo Stato dell'Insicurezza alimentare nel mondo. Di questi, il 65 per cento vive in soli 7 paesi: India, Cina, Repubblica Democratica del Congo, Bangladesh, Indonesia, Pakistan ed Etiopia. I progressi in questi paesi molto popolosi inciderebbe in modo significativo sulla riduzione globale del numero degli affamati.

Popolazione numerosa e progressi relativamente lenti nella riduzione della fame fanno sì che circa due terzi di coloro che soffrono la fame vivano in Asia (583 milioni nel 2007). In compenso però alcuni paesi del sud-est asiatico, come la Tailandia ed il Vietnam, hanno fatto notevoli passi avanti verso il raggiungimento dell'obiettivo del Vertice dell'alimentazione, mentre Asia del sud ed Asia centrale hanno registrato una battuta d'arresto nella riduzione della fame.

Nell'Africa sub-sahariana una persona su tre - vale a dire circa 236 milioni nel 2007 - è cronicamente affamata, dato che rappresenta la proporzione più alta di persone sottonutrite sul totale della popolazione, fa notare il rapporto. Il grosso di questo aumento si è registrato in un singolo paese, la Repubblica Democratica del Congo, conseguenza della persistente situazione di conflitto, da 11 milioni il numero è lievitato a 43 milioni (nel 2003-05) portando la proporzione delle persone sottonutrite dal 29 al 76 per cento del totale.

Nell'insieme l'Africa sub-sahariana ha fatto qualche passo avanti nella riduzione della proporzione delle persone che soffrono la fame cronica passando dal 34 per cento del biennio 1995-97 al 30 per cento del biennio 2003-2005. Ghana, Congo, Nigeria, Mozambico e Malawi sono i paesi che hanno registrato la riduzione più marcata. Il Ghana è il solo paese che ha raggiunto sia l'obiettivo di riduzione del numero, stabilito dal Vertice dell'alimentazione, sia quello della diminuzione della proporzione, stabilito dagli Obiettivi di sviluppo del Millennio. La crescita della produzione agricola è stata senz'altro il fattore decisivo di questo successo.

La regione dell'America latina e Carabi era quella che nel 2007 aveva registrato i maggiori passi avanti nella riduzione della fame prima dell'impennata dei prezzi alimentari, che ha fatto salire il numero delle persone affamate a 51 milioni.

I paesi del Vicino Oriente e del Nord Africa hanno in generale registrato bassi livelli di persone sottonutrite, ma conflitti (Afghanistan ed Iraq) e rialzo dei prezzi alimentari hanno fatto salire il numero dei sottonutriti dai 15 milioni del biennio 1990-92 a 37 milioni nel 2007.

Gli effetti della crisi

Alcuni paesi erano sulla buona strada per il raggiungimento dell'obiettivo del Vertice prima che i prezzi alimentari schizzassero in alto, ma "perfino questi paesi hanno subito delle battute d'arresto e parte dei progressi fatti sono stati cancellati a causa dei prezzi alti. La crisi ha principalmente colpito i più poveri, i senza terra ed i nuclei familiari con donne capofamiglia", ha detto Ghanem. "Ci vorrà un enorme e risoluto impegno a livello globale ed azioni concrete per ridurre il numero di coloro che soffrono la fame cronica di 500 milioni entro il 2015".

La situazione potrebbe ulteriormente deteriorarsi man mano che la crisi finanziaria colpirà le economie reali di nuovi paesi. Una domanda ridotta nei paesi sviluppati minaccia i redditi dei paesi in via di sviluppo attraverso le esportazioni. Sono inoltre a rischio le rimesse di denaro, gli investimenti e tutti gli altri movimenti di capitale, compresi gli aiuti allo sviluppo. Le economie emergenti in particolare saranno quelle che subiranno gli effetti della stretta creditizia più a lungo, anche se la crisi dovesse essere di breve durata.

sabato 6 dicembre 2008

Tale e quale

La contraffazione è un fenomeno spesso sottovalutato, del quale, fatta eccezione degli addetti ai lavori, si ha una scarsa conoscenza e percezione dell’importanza che riveste all’interno del mercato globale. L’Italia ha un ruolo molto importante nel mercato internazionale dei beni contraffatti, qui il businnes è controllato da una delle organizzazioni criminali più importanti del mondo, la camorra. Al contrario di quello che succedeva negli anni ’80 e ’90 quando i falsi erano scadenti riproduzioni degli originali, spesso evidentemente diversi dai prodotti copiati, oggi, per quanto riguarda per esempio la contraffazione di calzature e abbigliamento, i “falsi” sono identici agli originali, sono costruiti con le stesse materie prime, le stesse tecnologie, gli stessi marchi. Come è possibile che questi prodotti riescano ad eguagliare in tutto e per tutto gli originali? La risposta è talmente semplice da risultare incredibile: sono prodotti dalle stesse fabbriche che lavorano per le griffe. Le grandi aziende, come è noto, producono i loro capi in aziende dislocate in tutto il mondo, in paesi in cui i costi di produzione sono molto più bassi, per esempio in Cina. Queste stesse fabbriche sono preda delle organizzazioni criminali che hanno la disponibilità economica per poter investire ingenti capitali e la forza di distribuire i prodotti in tutto il mondo. E’ lecito a questo punto chiedersi perché le grandi griffe non si ribellano a tali traffici. La malavita ha il controllo della distribuzione, cioè del trasporto, dei tir, dei negozi, sarebbe capace quindi di creare enormi ostacoli alle aziende semplicemente aumentando i prezzi di tali servizi , questo è il motivo per cui le griffe preferiscono condividere una fetta del loro mercato con la camorra. La maggior parte dei prodotti contraffatti, nel 2006 il 93,4% ,arriva in Italia dalla Cina. La grande porta attraversata da queste merci è il porto di Napoli: proprio in questo porto opera il più grande armatore cinese, la Cosco, che insieme alla MSC, società svizzera, ha preso in gestione il più grande terminal per container, si sta parlando della terza e della seconda flotta più grandi del mondo. Come ci informa Roberto Saviano, riportando risultati di investigazioni delle forze dell’ordine, “il solo porto di Napoli movimenta il 20 per cento del valore dell'import tessile dalla Cina. Ma bisogna fare attenzione ai dati: perché in realtà oltre il 70 per cento della quantità del prodotto passa di qui nel porto di Napoli”. Si capisce così la potenza camorristica, in grado di stringere relazioni internazionali, di controllare uno dei porti più importanti d’Europa, di far passare inosservati interi container. La camorra si preoccupa di far arrivare le merci in tutto il mondo fin al punto, per esempio, di detenere il monopolio di giacche contraffatte e trapani bosh di tutta la Germania.

Gli acquirenti di merce contraffatta non sono sempre soggetti consapevoli, la malavita è infatti in grado di inserire i propri prodotti nei circuiti di vendita tradizionali, i negozi. Già diversi anni fa la camorra imponeva ad alcuni commercianti in Liguria di rifornirsi esclusivamente di prodotti falsi. E’ possibile quindi che si sia acquistato un prodotto contraffatto in un normalissimo negozio senza la consapevolezza di averlo fatto. I proventi derivati da questa attività dalle associazioni criminali sono paragonabili e a volte superano gli introiti derivati da altri traffici, come quello della droga; il mercato della contraffazione permette di guadagnare ingenti somme reinvestibili nelle altre attività ma anche di riciclare i soldi incassati dagli altri mercati illeciti presentando minori rischi potendo contare su legislazioni spesso inefficaci e diverse da paese a paese. Ci si rende conto dell’enorme complessità del fenomeno che sfrutta la globalizzazione a proprio vantaggio mettendo in piedi meccanismi articolati che permettono a quantità enormi di merci di essere invisibili sfuggendo a qualsiasi controllo. Si stima che globalmente questo mercato ammonti a circa il 5-7% del mercato legale con danni enormi per quanto riguarda l’evasione fiscale cioè le mancate tasse riscosse dai vari stati. Si stima, inoltre, che a causa della contraffazione, solo nell’Unione Europea, ogni anno vengano persi più di 100,000 posti di lavoro. Tali numeri ovviamente non vengono mossi solo dalla contraffazione dei capi d’abbigliamento che sono stati presi prima ad esempio, il mercato del falso infatti si occupa praticamente di qualsiasi bene, dalla tecnologia, ai ricambi per automobili, al software, ai medicinali. Proprio quest’ultimo è fonte di enorme preoccupazione; i medicinali contraffatti sono prodotti che possono contenere livelli di principio attivo molto inferiori rispetto ai medicinali originali e quindi risultare inutili, ma può accadere anche che contengano sostanze nocive o letali. Citando fonti Onu: ” L’Organizzazione Mondiale della Sanità riferisce inoltre che, a livello globale, una percentuale compresa tra il 7% e il 10% di tutti i prodotti farmaceutici presenti sul mercato potrebbe essere contraffatta, raggiungendo un totale di 30-40% in alcune regioni dell’Africa. Nell’Unione Europea, la confisca di prodotti farmaceutici contraffatti durante il periodo 2005-2006 è aumentata del 383%. La confisca di tali articoli è passata da quasi 570,000 uinità nel 2005 a più di 2,700,000 nel 2006. I farmaci contraffatti vengono solitamente venduti a consumatori inconsapevoli poiché i contraffattori sono in grado di infiltrare i loro prodotti nella catena di distribuzione legale. Come risultato, medicine contraffatte sono state scoperte in farmacie locali anche in paesi europei e nordamericani.

Tutte le fonti utilizzate per la stesura di questo articolo sono riportate nei link sottostanti. Invito chi volesse approfondire a leggere i documenti e vedere i video riportati davvero interessanti.


Valerio


http://www.onuitalia.it/events/torino_report_contraffazione.php (cliccare in fondo press kit )

http://www.onuitalia.it/events/UNICRI_Contraffazione_e_crimine_organizzato.doc

http://www.robertosaviano.it/articoli/8958/116/0

http://www.youtube.com/watch?v=TVdZx2kUNd0