giovedì 29 maggio 2008

Qual è la violenza?

Saprete bene tutti cosa sta accadendo questi giorni all'università la Sapienza di Roma... Io, Luca e Emanuele ci siamo quasi trovati in mezzo al rissone dell'altro giorno, perché eravamo a mensa lì a via De Lollis, ma questo poco importa, così come poco importano le motivazioni e la dinamica dell'aggressione o presunta tale.

Ciò su cui volevo soffermarmi, è la reazione che c'è stata, e a tal proposito racconterò cos'è avvenuto oggi da noi a Matematica. Premessa: sono 2 giorni che tra megafoni, musica, discorsi da "idolo delle folle" che arrivano dalla facoltà di Lettere, non si riesce a fare lezione decentemente nelle aule più vicine all'entrata del nostro dipartimento. Insomma, oggi, durante una pausa tra le lezioni, il capannello di gente in fila al distributore ha visto la sua attenzione catturata da 3 figuri, che hanno iniziato ad "ammaestrare le genti". L'esordio è stato contro "quei pezzi di merda dei fascisti", ecc... Poi hanno cominciato a spiegare i motivi della loro protesta, e ci hanno invitato ad andare al corteo a Lettere. Il motto è stato che chi non era interessato e non si schierava insieme a loro, era automaticamente contro di loro. Che non dovevamo "far finta di niente e voltare le spalle". Ammesso e non concesso che ciò fosse vero (in ogni caso libera opinione loro), ciò che mi ha sconcertato è stato il modo, il tono, lo stile che NON hanno avuto. Hanno propugnato un'iniziativa, a loro dire "pacifica, contro la violenza", ma il loro atteggiamento è stato aggressivo e arrogante; violento, se vogliamo. Puoi anche avere il messaggio più pacifico del mondo, ma non funziona se lo proponi con violenza. Se Gandhi avesse preso a parolacce gli altri, o avesse "costretto" la gente a seguirlo, non sarebbe stato ciò che è stato. E dico Gandhi perché è il primo che mi è venuto in mente.

"We need to be the change we wish to see in the world", ha detto Gandhi. E come funziona, questa frase, per far capire cosa veramente vogliamo. Dobbiamo essere il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo. Altrimenti, tutte le parole che ci mettiamo in bocca, sono fuffa.

Alessio

domenica 11 maggio 2008

Indignazione?

Leggo oggi di tutto il mondo politico italiano indignato dai commenti di Travaglio su Schifani a "Che tempo che fa" di ieri. (qui il link a RepubblicaTV, qui sotto uno spezzone + ampio da YouTube.)



Francamente, tutto questo vespaio mi sembra ridicolo. Travaglio ha usato le parole giuste... Ogni cosa ha un nome per essere definita. Ad esempio: collusione mafiosa.
Cito da wikipedia:

Le collusioni tra la politica e la mafia sono quei rapporti che organizzazioni criminali, soprattutto Cosa Nostra, hanno intrattenuto o intrattengono con esponenti politici, in particolare con lo scopo di mantenere intatto o accrescere il proprio potere e controllare quello statale.

Chi deve essere indignato, noi o loro?
Non aggiungo altro.

Alessio

sabato 10 maggio 2008

Vecchi fantasmi

Mentre aiutavo un ragazzo che si prepara alla maturità a stendere la sua tesina, di italiano porta Primo Levi, lui si ferma e fa "Ma come diavolo gli è venuto a sta gente di massacra' così tante persone? Ma tutti matti...bho...ho capito uno e' un cojone ma je vanno tutti dietro...", insomma il solito stupore e sgomento di chi si avvicina all'orrore descritto in quelle pagine di letteratura del novecento. Si il solito stupore, ma le domande, quelle più semplici, immediate, qualcuno dirà pure banali, credo siano quelle che richiedono le risposte più impegnative e difficili perchè vanno dritte al nocciolo della questione. Allora ti metti a pensare che in effetti il suolo tedesco è stato solcato da menti tra le più rivoluzionarie, che hanno cambiato la storia del pensiero mondiale, Kant, Hegel, Marx, Schopenhauer, artisti immensi in ogni campo, dalla musica all'arte l'elenco è smisurato: e cazzo come è possibile che l'avanguardia mondiale, quella società che ha partorito la modernità abbia dato luce alla più grande tragedia di tutti i secoli? Sinceramente non credo di
essere all'altezza di questa domanda alla quale persone molto più preparate e competenti di me non hanno dato risposte esaustive.
Ciò che mi pare evidente, però, è che le conquiste intellettuali di cui tanto si lustra la civiltà occidentale non siano poi tanto tali, e con questo non sto mettendo in discussione la bontà dei principi e del pensiero, ma il fatto che questi siano diventati effettivamente patrimonio della società. Per chiarire meglio la mia posizione, alla stessa maniera di progressi scientifici che pur avendo ormai più di un secolo stentano ad essere assimilati, non solo dalle masse ma anche da soggetti che dovrebbero essere meno ingenui a riguardo, pensiamo alla relatività o alla quantistica che sono nate nei primi anni del novecento e non vengono nemmeno menzionate in un liceo scientifico, così i grandi principi di libertà, democrazia, uguaglianza non sono realmente patriomonio comune. Questa affermazione è fatta alla luce di molti atteggiamenti e riflessioni che possiamo notare nella quotidianità, anche nella nostra: quante volte abbiamo sentito "ci vorrebbe qualche hanno di dittatura", magari invocato come rimedio alla criminalità e ai mille problemi del paese, oppure "io non sono razzista, però gli zingari...", come anche il più tollerante di tutti che dice "io rispetto tutti, basta che quel frocio non me se avvicina...". Ho l'impressione che soprattutto in passato non si sia dato sfogo verbale a intolleranze o radicalismi solo perchè formalmente non si voleva essere accusati di razzismo o altro ma che in realtà questa mansuetudine e controllo non fosse accompagnata da una consapevolezza e convinzione nei valori formalmente professati. D'altronde anche quelle persone così pronte ad accusare il primo favorevole alla pena di morte o il primo razzista gli passasse davanti, in modo da sentirsi bravi cittadini e persone migliori, non hanno mai avuto grandi argomenti a supporto delle loro tesi e ciò mi fa pensare che anche loro abbiano imparato una poesia a memoria senza mai aver riflettutto troppo. Ho usato il passato perchè è cosa assai evidente che negli ultimi tempi il pudore che frenava la bocca di molti si è dissolto dando sfogo a preoccupanti fenomeni di razzismo, adesione a ideali neo-fascisti che troppo spesso vengono sminuiti e giustificati ma che, tengo a precisare, non assocerei in maniera troppo forte a un colore politico, facendo cadere così il ragionamento in una banale diatriba che opprime la discusione da anni e che vede vecchi nostalgici scontrarsi su tematiche vuote e noiose; credo che la nostra giovanile presunzione possa a volte essere utile a liberarci da queste inconcludenti litanie.
Perchè anche uno zingaro non fa schifo? Perchè nonostante tutto la libertà è un bene prezioso? Perchè non è giusto ammazzare nemmeno un assasino?
Queste semplici domande hanno bisogno di risposte ponderate e mai definitive, di una continua riflessione, di uno spirito critico che ci porti a una maggiore consapevolezza dei valori in cui crediamo anche per poterli adeguatamente sostenere in periodi bui come sembra essere quello che stiamo vivendo. Credo sia un modo molto privato di partecipazione e impegno civile, credo che l'esercizio del pensiero sia un modo per contribuire a migliorare il mondo.
E' con questo invito a sviluppare il proprio spirito critico, a porsi sempre molte domande, a non accontentarsi mai fino in fondo delle risposte, a mettere in discussione anche e soprattutto se stessi, a non pensare di aver raggiunto una risposta definitiva, perfetta, inattaccabile e sempre vera che scrivo il primo intervento su questo nuovo blog, Parzialmente nuvoloso, sul quale spero molti abbiamo il piacere di leggere e lasciare commenti.
Ringrazio Alessio che ha aperto questo blog e con il quale collaboro alla stesura delo stesso.

Valerio.