Mentre aiutavo un ragazzo che si prepara alla maturità a stendere la sua tesina, di italiano porta Primo Levi, lui si ferma e fa "Ma come diavolo gli è venuto a sta gente di massacra' così tante persone? Ma tutti matti...bho...ho capito uno e' un cojone ma je vanno tutti dietro...", insomma il solito stupore e sgomento di chi si avvicina all'orrore descritto in quelle pagine di letteratura del novecento. Si il solito stupore, ma le domande, quelle più semplici, immediate, qualcuno dirà pure banali, credo siano quelle che richiedono le risposte più impegnative e difficili perchè vanno dritte al nocciolo della questione. Allora ti metti a pensare che in effetti il suolo tedesco è stato solcato da menti tra le più rivoluzionarie, che hanno cambiato la storia del pensiero mondiale, Kant, Hegel, Marx, Schopenhauer, artisti immensi in ogni campo, dalla musica all'arte l'elenco è smisurato: e cazzo come è possibile che l'avanguardia mondiale, quella società che ha partorito la modernità abbia dato luce alla più grande tragedia di tutti i secoli? Sinceramente non credo di
essere all'altezza di questa domanda alla quale persone molto più preparate e competenti di me non hanno dato risposte esaustive.
Ciò che mi pare evidente, però, è che le conquiste intellettuali di cui tanto si lustra la civiltà occidentale non siano poi tanto tali, e con questo non sto mettendo in discussione la bontà dei principi e del pensiero, ma il fatto che questi siano diventati effettivamente patrimonio della società. Per chiarire meglio la mia posizione, alla stessa maniera di progressi scientifici che pur avendo ormai più di un secolo stentano ad essere assimilati, non solo dalle masse ma anche da soggetti che dovrebbero essere meno ingenui a riguardo, pensiamo alla relatività o alla quantistica che sono nate nei primi anni del novecento e non vengono nemmeno menzionate in un liceo scientifico, così i grandi principi di libertà, democrazia, uguaglianza non sono realmente patriomonio comune. Questa affermazione è fatta alla luce di molti atteggiamenti e riflessioni che possiamo notare nella quotidianità, anche nella nostra: quante volte abbiamo sentito "ci vorrebbe qualche hanno di dittatura", magari invocato come rimedio alla criminalità e ai mille problemi del paese, oppure "io non sono razzista, però gli zingari...", come anche il più tollerante di tutti che dice "io rispetto tutti, basta che quel frocio non me se avvicina...". Ho l'impressione che soprattutto in passato non si sia dato sfogo verbale a intolleranze o radicalismi solo perchè formalmente non si voleva essere accusati di razzismo o altro ma che in realtà questa mansuetudine e controllo non fosse accompagnata da una consapevolezza e convinzione nei valori formalmente professati. D'altronde anche quelle persone così pronte ad accusare il primo favorevole alla pena di morte o il primo razzista gli passasse davanti, in modo da sentirsi bravi cittadini e persone migliori, non hanno mai avuto grandi argomenti a supporto delle loro tesi e ciò mi fa pensare che anche loro abbiano imparato una poesia a memoria senza mai aver riflettutto troppo. Ho usato il passato perchè è cosa assai evidente che negli ultimi tempi il pudore che frenava la bocca di molti si è dissolto dando sfogo a preoccupanti fenomeni di razzismo, adesione a ideali neo-fascisti che troppo spesso vengono sminuiti e giustificati ma che, tengo a precisare, non assocerei in maniera troppo forte a un colore politico, facendo cadere così il ragionamento in una banale diatriba che opprime la discusione da anni e che vede vecchi nostalgici scontrarsi su tematiche vuote e noiose; credo che la nostra giovanile presunzione possa a volte essere utile a liberarci da queste inconcludenti litanie.
Perchè anche uno zingaro non fa schifo? Perchè nonostante tutto la libertà è un bene prezioso? Perchè non è giusto ammazzare nemmeno un assasino?
Queste semplici domande hanno bisogno di risposte ponderate e mai definitive, di una continua riflessione, di uno spirito critico che ci porti a una maggiore consapevolezza dei valori in cui crediamo anche per poterli adeguatamente sostenere in periodi bui come sembra essere quello che stiamo vivendo. Credo sia un modo molto privato di partecipazione e impegno civile, credo che l'esercizio del pensiero sia un modo per contribuire a migliorare il mondo.
E' con questo invito a sviluppare il proprio spirito critico, a porsi sempre molte domande, a non accontentarsi mai fino in fondo delle risposte, a mettere in discussione anche e soprattutto se stessi, a non pensare di aver raggiunto una risposta definitiva, perfetta, inattaccabile e sempre vera che scrivo il primo intervento su questo nuovo blog, Parzialmente nuvoloso, sul quale spero molti abbiamo il piacere di leggere e lasciare commenti.
Ringrazio Alessio che ha aperto questo blog e con il quale collaboro alla stesura delo stesso.
Valerio.