lunedì 27 ottobre 2008

Essere donna in Italia a volte...

Poche sere fa mi trovavo a discutere con Leonardo, compagno di studi universitari, a proposito di questo tema. Ripensandoci ho trovato le nostre conoscenze vaghe, confuse, forse anche condizionate da qualche luogo comune. Ringrazio Leonardo per aver condiviso per qualche minuto la conversazione e per aver scaturito un approfondimento. Questo e' quanto di più recente e argomentato abbia trovato. Alla fine del post è riportato il link dei dati Istat completi.

Da la Repubblica
(21 novembre 2007)




In dodici mesi un milione di donne ha subito violenze
Per le più giovani ancora oggi è questa la prima causa di morte
Violenza sulle donne
La strage delle innocenti
L'ultimo stupro ieri, a Pordenone, in pieno centro: lei ghanese, lui italiano

Violenza sulle donne
La strage delle innocenti


Un manifesto contro la violenza
di ANNA BANDETTINI
MILANO - I loro nomi, le loro storie restano come memorie, la prova di una verità odiosa, crudele: Hina accoltellata a Brescia dal padre, Vjosa uccisa dal marito a Reggio Emilia, Paola violentata a Torre del Lago, Sara colpita a morte da un amico a Torino... L'ultima è stata resa nota ieri: una ventenne originaria del Ghana, costretta ad un rapporto sessuale in pieno centro a Pordenone.

In Italia, negli ultimi dodici mesi, un milione di donne ha subito violenza, fisica o sessuale. Solo nei primi sei mesi del 2007 ne sono state uccise 62, 141 sono state oggetto di tentato omicidio, 1805 sono state abusate, 10.383 sono state vittime di pugni, botte, bruciature, ossa rotte. Leggevamo che le donne subiscono violenza nei luoghi di guerra, nei paesi dove c'è odio razziale, dove c'è povertà, ignoranza, non da noi.

Eccola la realtà: in Italia più di 6 milioni e mezzo di donne ha subito una volta nella vita una forma di violenza fisica o sessuale, ci dicono i dati Istat e del Viminale che riportano un altro dato avvilente.
Le vittime - soprattutto tra i 25 e i 40 anni - sono in numero maggiore donne laureate e diplomate, dirigenti e imprenditrici, donne che hanno pagato con un sopruso la loro emancipazione culturale, economica, la loro autonomia e libertà. Da noi la violenza è la prima causa di morte o invalidità permanente delle donne tra i 14 e i 50 anni. Più del cancro. Più degli incidenti stradali. Una piaga sociale, come le morti sul lavoro e la mafia. Ogni giorno, da Bolzano a Catania, sette donne sono prese a botte, oppure sono oggetto di ingiurie o subiscono abusi. Il 22 per cento in più rispetto all'anno scorso, secondo l'allarme lanciato lo scorso giugno dal ministro per le Pari Opportunità, Barbara Pollastrini, firmataria di un disegno di legge, il primo in Italia specificatamente su questo reato ora all'esame in commissione Giustizia.

"È un femminicidio", accusano i movimenti femminili, "violenza maschile contro le donne": così sarà anche scritto nello striscione d'apertura del corteo a Roma di sabato 24, vigilia della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne istituita dall'Onu, una manifestazione nazionale che ha trovato l'adesione di centinaia di associazioni impegnate da anni a denunciare una realtà spietata che getta un'ombra inquietante sul tessuto delle relazioni uomo-donna.

Sì, perché il pericolo per le donne è la strada, la notte, ma lo è molto di più, la normalità. Se nel consolante immaginario collettivo la violenza è quella del bruto appostato nella strada buia, le statistiche ci rimandano a una verità molto più brutale: che la violenza sta in casa, nella coppia, nella famiglia, solida o dissestata, borghese o povera, "si confonde con gli affetti, si annida là dove il potere maschile è sempre stato considerato naturale", come spiega Lea Melandri, saggista e femminista.

L'indagine Istat del 2006, denuncia che il 62 per cento delle donne è maltrattata dal partner o da persona conosciuta, che diventa il 68,3 per cento nei casi di violenza sessuale, e il 69,7 per cento per lo stupro. "Da anni ripetiamo che è la famiglia il luogo più pericoloso per le donne. È lì che subiscono violenza di ogni tipo fino a perdere la vita", denuncia "Nondasola", la Casa delle donne di Reggio Emilia a cui si era rivolta Vjosa uccisa dal marito da cui aveva deciso di separarsi. "Da noi partner e persone conosciute sono i colpevoli nel 90 per cento delle violenze che vediamo. E purtroppo c'è un aumento", dice Marisa Guarnieri presidente della Casa delle donne maltrattate di Milano. "All'interno delle mura domestiche la violenza ha spesso le forme di autentici annientamenti - spiega Marina Pasqua, avvocato, impegnata nel centro antiviolenza di Cosenza, una media di 800 telefonate di denuncia l'anno - Si comincia isolando la donna dal contesto amicale, poi proibendo l'uso del telefono, poi si passa alle minacce e così via in una escalation che non ha fine".

In Italia, l'indagine Istat ha contato 2 milioni e 77mila casi di questi comportamenti persecutori, stalking come viene chiamato dal termine inglese, uno sfinimento quotidiano che finisce per corrodere resistenza, difesa, voglia di vivere. "Nella nostra esperienza si comincia con lo stalking e si finisce con un omicidio", accusa Marisa Guarnieri. Per questo le donne dei centri antiviolenza hanno visto positivamente l'approvazione, lo scorso 14 novembre in Commissione Giustizia, del testo base sui reati di stalking e omofobia.

Sanzionare penalmente lo stalking, significa, tanto per cominciare, riconoscerlo. "Molte donne vengono qui da noi malmenate o peggio e parlano di disavventura. Ragazze che dicono "me la sono cercata", donne sposate che si scusano: "lui è sempre stato nervoso"...", racconta Daniela Fantini, ginecologa del Soccorso Violenza Sessuale di Milano, nato undici anni fa per iniziativa di Alessandra Kusterman all'interno della clinica Mangiagalli di Milano. È in posti come questo, dove mediamente arrivano cinque casi a settimana, che diventa evidente un altro dato angoscioso: come intrappolate nel loro dolore, il 96% delle donne non denuncia la violenza subita, forse per paura. Forse perché non si denuncia chi si ha amato, forse perché non si hanno le parole per dirlo.

La manifestazione di sabato a Roma vuole spezzare proprio questo silenzio. "Una occasione per prendere parola nello spazio pubblico", come dice Monica Pepe del comitato "controviolenzadonne" che vorrebbe un corteo di sole donne. E Lea Melandri: "Manifestiamo per dire che la violenza non è un problema di pubblica sicurezza, né un crimine di altre culture da reprimere con rimpatri forzati, e che per vincerla va fatta un'azione a largo raggio". Va fatta una legge, concordano tutti. "Speriamo di arrivarci in tempi brevi - promette Alfonsina Rinaldi del ministero per le Pari Opportunità - Oggi abbiamo finalmente le risorse per lanciare l'osservatorio sulla violenza e in Finanziaria ci sono 20 milioni di euro per redarre il piano antiviolenza".

"Serve una legge che non cerchi scorciatoie securitarie ma punti a snidare la cultura che produce la violenza - dice Assunta Sarlo tra le fondatrici del movimento "Usciamo dal silenzio" - Una legge come quella spagnola, la prima che il governo Zapatero ha voluto perché riguarda la più brutale delle diseguaglianze causata dal fatto che gli aggressori non riconoscono alle donne autonomia, responsabilità e capacità di scelta. Ecco il salto culturale. Chiediamo che anche da noi il tema della violenza sia assunto al primo punto nell'agenda politica dei governi.

Chiediamo un provvedimento che dia risorse ai centri antiviolenza e sistemi di controllo della pubblicità e dei media, cattivi maestri nel perpetuare stereotipi che impongono sulle donne il modello "fedele e sexy". E chiediamo agli uomini di starci accanto, di fare battaglia con noi".

Qualcuno si è già mosso. Gli uomini dell'associazione "Maschileplurale", per esempio, che aderiscono alla manifestazione romana. "Sì, gli uomini devono farsene carico. La violenza è un problema loro, non delle donne - dice Clara Jourdan, della "Libreria delle Donne" di Milano, storico luogo del femminismo italiano - Sarebbe ora che cominciassero a interrogarsi sulla sessualità e sul perché dei loro comportamenti violenti. E riconoscere l'altro, il maschile, potrebbe essere utile anche alle donne". Nel caso, a fuggire per tempo.


LINK


Valerio.

lunedì 13 ottobre 2008

Reale

Berlusconi: "Crisi mercati non coinvolgerà l'economia reale"

Sollevati Emanuele Filiberto e gli altri Savoia: le loro ricchezze sono salve.

Alessio

martedì 7 ottobre 2008

Ai bordi delle città...

Mi spiace lasciare in evidenza per così poco il link del giochino di virgola che vi segnalo nel post precedente per farsi due risate nei confronti di quell’insopportabile gattino delle suonerie per cellulari. Mi preme affrontare un tema che da tempo avevo intenzione di trattare nel blog ma a cui alla fine non mi sono più dedicato. Dopo anni di degrado, sofferenze, disagi comincio a sentire nominare le periferie delle grandi città. Le periferie hanno dei problemi. E meno male. Qualche giorno fa vedo Studio Aperto andare a Tor bella monaca, bel tentativo, peccato che la complessità e la varietà raccapricciante dei problemi e delle tragedie metropolitane non venga fuori. Non credo di star usando espressioni esasperanti o troppo colorite, sarà che girando per Roma mi sono accorto che avere un distributore di siringhe automatico vicino casa non e’ la normalità di tutti i quartieri. Sarà che abito in una terra di mezzo che separa la periferia, Ostia, dalla periferia della periferia, Ostia Nuova com’è chiamata, anche se ormai tanto nuova non lo è più. Potrei denunciare il traffico di droga sul litorale romano ma questa è una triste ovvietà, basta leggere la stampa locale per rendersi conto della portata del fenomeno droga, ci sono sequestri quasi giornalieri di sostanze di ogni genere. Quello che mi preme portare alla luce, se fossi capace di far strillare le parole lo farei, è una tremenda involuzione per certi versi, un disgregamento del tessuto sociale nelle periferie. Cerco di spiegarmi meglio. Gli episodi di violenza, soprattutto da parte dei ragazzi, sono aumentati esponenzialmente negli ultimi anni, sono tornate le pistole e i colpi sono stati sparati anche per motivi futili, vedi inquilino che scende a lamentarsi per il baccano per strada di notte e una pistolettata che parte. Tra i ragazzi si affermano antivalori di violenza, si vedono sempre di più branchi di giovanissimi dediti a vere e proprie azioni malavitose, dall’estorsione (bullismo è una parola troppo leggere, almeno qui) ai pestaggi, alla devastazione, cioè cassonetti incendiati, cabine telefoniche devastate, automobili devastate. Il tasso di analfabetismo, persone che leggono a stento per non capire cosa leggono, è incredibile, troppi ragazzi crescono con la prospettiva di un futuro nella malavita che trova humus fertile nel degrado metropolitano. Mi piacerebbe riuscire ad approfondire meglio la tematica malavitosa ma sono dinamiche estranee alla mia quotidianità e non posso fornire informazioni migliori. La realtà, per come la vedo, è che si è già creato un clima di paura dove si appoggia la prepotenza e la sopraffazione, nessuno ormai ha il coraggio di protestare davanti a quelle che sono vere e proprie umiliazioni quotidiane. Vedere deturpati i mezzi pubblici e aver paura di protestare (contro un 14enne) vuol dire subire un’umiliazione, dover sentire gli schiamazzi di branchi di ragazzi che si insultano a distanza senza esclusione di bestemmie vuol dire subire un’umiliazione, vedere ogni giorno alla stazione gli stessi soggetti ed esserne, giustamente, intimoriti vuol dire subire un’umiliazione, rinunciare ad essere tranquilli per strada ricordandosi che c’è gente che e’ stata picchiata per un parcheggio (o roba simile) davanti alla sua famiglia (moglie e figlio piccolo) e qualche altro che ancora non sa perché sia stato picchiato vuol dire subire un’umiliazione. NESSUNO sembra interessarsi di tutto questo, nessuno che si interroghi sui motivi e sulle cause di tanto degrado e forse gli spaccati di Pasolini sulle borgate non servono più, altre personalità del genere non si vedono all’orizzonte. Che si prenda consapevolezza di quello che succede, anche nelle stesse periferie; signori che abitate a monteverde o ai parioli, pensate che al mare c’è gente che afferma di abitare ai “Parioli di Ostia”, se state ridendo fate bene anche se in fondo non è gente molto diversa da quella dei quartieri bene, piena di soldi, libero giudizio e disprezzo su tutto e tutti, giardini pubblici al centro della vita sociale del quartiere, e magari bandiere arcobaleno, canne e scarpe da 250€ per sentirsi più vicini ai proletari: farebbe bene farsi di meno i cazzi propri e pensare meno a come papà vi sistemerà la vita.

Aiutiamoci ad alzare la voce, aiutiamoci ad alzare davvero la testa, aiutiamoci a riappropriarci della nostra città,aiutiamoci a capire cosa succede e come intervenire, aiutiamoci ad aiutare troppi ragazzi persi in partenza. Se pensate che queste poche righe siano vaghe, poco analitiche, probabilmente avete ragione, non so di preciso cosa stia avvenendo all’interno di questa fascia, l’ultima, della società, ma gli effetti che vedo sono terribili, ancora di più perché non ci si sta rendendo conto del drastico peggioramento della situazione.


Valerio.

lunedì 6 ottobre 2008

La caccia che ci piace...

Stavolta vi segnaliamo un giochino Flash davvero divertente...

Uccidi il gattino Virgola!!!

Ringraziamo i creatori, gli host e Lidia che me l'ha segnalato.

Attenzione: Questo non è un intervento ludico. E' un intervento che si vuole opporre a quelle schifezze di pubblicità che ci propinano in tv al solo fine di rubare soldi a persone facilmente condizionabili e/o condizionate. Sveglia!! Fa schifo!!!

Alessio

sabato 4 ottobre 2008

De Venatione

Come sempre, faccio copia-incolla di un articolo che mi ha colpito (da Repubblica.it):

ROMA - Doppiette senza freni. Si comincerà a sparare ad agosto, quando ancora il periodo della riproduzione non si è concluso, e si finirà a fine febbraio, colpendo i migratori protetti dall'Europa. Nel mirino finiranno peppole, fringuelli, corvi e cormorani, tutte specie tutelate dalla direttiva 409 di Bruxelles. E i cacciatori non saranno più vincolati al territorio di residenza, come è previsto dalla legge attuale per evitare una pressione squilibrata sul territorio e sulla fauna, ma per 15 - 30 giorni all'anno potranno concentrarsi a loro piacimento, magari nella zona di passaggio dei migratori.

E' questo il profilo della nuova legge sulla caccia proposta dal pdl: una controriforma organica che spazza via la legge quadro del 1992 (la 157) che per 16 anni ha garantito la mediazione tra la situazione precedente (una caccia ad alto impatto ambientale) e le richieste di un fronte abolizionista che molti sondaggi danno per maggioritario. Il testo, che nascerà dalla fusione di due disegni di legge convergenti (uno a firma del senatore Domenico Benedetti Valentini, l'altro dei senatori Valerio Carrara, Laura Bianconi e Franco Asciutti) sarà discusso nei prossimi giorni in Parlamento.

"Qualche parlamentare del Pdl pensa evidentemente che per la caccia sia giunto il momento della restaurazione, ma io penso che all'interno del centro destra siano in molti a considerare una sciocchezza la caccia senza regole", commenta Roberto Della Seta, capogruppo del Pd in commissione Ambiente del Senato. "Se questi ddl passassero, l'Italia si ritroverebbe isolata dal contesto normativo europeo e si vanificherebbe il lavoro prezioso di dialogo, confronto, spesso di collaborazione tra mondo venatorio, comunità scientifica, ambientalisti, organizzazioni agricole che ha consentito di sottrarre il tema della caccia a una guerra di religione e di farne un buon esempio di politiche condivise e positive".

Ma le tensioni non riguardano solo il centrodestra. A dimostrare che la spinta alla deregulation sulla caccia non segue i confini degli schieramenti politici, c'è stata la sorpresa Liguria. Dopo la minaccia della Ue di una super multa per l'autorizzazione della caccia ai fringuelli, i consiglieri Pd hanno bissato votando a favore di una norma voluta dalla Lega per ridurre da 10 a 3 gli anni dopo i quali si può sparare nei boschi colpiti dagli incendi.

"Far saltare i paletti che regolano l'attività venatoria e consentono di rispettare le norme europee è una mossa che rischia di produrre danni all'ambiente e ritorcersi contro gli stessi cacciatori", nota il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza. "Il numero delle doppiette è in calo costante, mentre cresce il peso delle attività legate a un uso diverso del territorio. Per i cacciatori c'è un solo futuro possibile: stare alle regole europee e diminuire l'impatto ambientale della loro attività".


Solo per dire che la caccia è veramente una stronzata, che la si guardi da destra o da sinistra.

Alessio


P.S.: Ho scelto volutamente un'immagine innocua... Avrei potuto mettere fotogrammi molto più crudi e sensibilizzanti, ma non mi sembrava il caso. Per tutti coloro che volessero approfondire, in rete si trova di tutto e di più.