domenica 14 dicembre 2008

Cravatte strette

Ho il piacere si accogliere su Parzialmente Nuvoloso un articolo di un amico, Leonardo, impegnato nell'informazione sui fenomeni di stampo mafioso e malavita organizzata. Invito i lettori a visitare il sito del Gruppo 3P dove si possono trovare altri articoli di Leonardo e molti altri tra cui Tale e quale, un mio articolo gia pubblicato in queste pagine.

Cravatte strette


Alcuni dicono che in prima germinazione le mafie erano forme primordiali di usura e di estorsione. Non è proprio così; le più grandi mafie italiani, come la Camorra, la ‘Ndrangheta o Cosa Nostra, sono nate da congiunture storiche e sociali molto particolari ed esclusive, ciò non toglie che sia l’attività estortiva sia quella usuraia siano una delle prime fonti di guadagno praticate per accumulare fondi da investire in affari più redditizi da gruppi criminali destinati ad organizzarsi ed evolversi anche in forma mafiosa.

Il caso più noto tra questi è quello della oramai nota come “Quinta Mafia”, genesi romana di forme di criminalità salite qua e là dall’intero Sud Italia che si sono amalgamate molto efficacemente con l’ambiente criminale locale. In breve: prima Frank Coppola detto “tre dita” con quartier generale a Pomezia a pochi chilometri dalla capitale poi Pippo Calò, noto uomo d’onore siciliano che puntava molto sul territorio laziale appena scoperto: un neonato gruppo criminale a cui serviva tuttavia ancora lustro e molto capitale.
Di qui i “cravattari”, figura mitica della romanità, che vengono inseriti nell’organizzazione per trarre il massimo profitto dallo strozzinaggio. Il noto usuraio Balducci di Campo de’ Fiori si mette in affari con Nicoletti capo della famigerata banda della Magliana ed il gioco è fatto: l’usura è diventata un’attività mafiosa.

L’usura, diffusa e radicata nella società italiana oramai da secoli, è stata anche denominata “economia delle mafie inodore”, Camorra in testa, perché da anni è diventata di rilevante interesse in quanto attività molto remunerativa che non subisce grossi sbalzi di “mercato”, ma soprattutto è silente.
In Ottobre l’operazione “pro domo sua” procura 4 arresti di appartenenti alla Stidda gelese: Giuseppina Ciaramella, moglie del boss Antonino Cavallo, i figli Giuseppe e Lorena Cavallo e il genero Leonardo Caruso.
Secondo l’accusa, applicavano un tasso usurario del 10% mensile su prestiti concessi a un imprenditore edile.
A fronte di un capitale iniziale di 62.500 euro, avrebbero già incassato dalla vittima 285 mila euro, vantando ancora interessi non pagati per 26 mila euro e la restituzione per intero della somma prestata.
cappio

Don Marcello Cozzi, responsabile regionale di Libera in Umbria ci informa: “è in atto una nuova sfida: i clan campani ad esempio offrono oggi prestiti ad interessi molto simili a quelle delle banche, rivolgendosi anche a singole famiglie e individui.”

Proprio degli ultimi giorni è la notizia che questo reato è in considerevole aumento. Dal numero degli imprenditori colpiti alla media del capitale prestato, degli interessi restituiti, dei tassi di interesse applicati; si stima che i commercianti colpiti siano oltre 180.000, con un giro d’affari che oscilla intorno ai 15 miliardi di euro. In Campania, Lazio e Sicilia si concentrerebbero un terzo dei commercianti coinvolti.
Preoccupa anche il dato della Calabria il più alto nel rapporto attivi/coinvolti. La Campania detiene il record degli importi protestati (cioè capitali non coperti o non restituiti pari a 736.085.901 euro) seguita dalla Lombardia e dal Lazio. Il Lazio e’ invece in testa alla classifica per numero dei protesti lavati (estinti dopo un certo periodo di tempo). Lo stesso Lazio (5,34%), la Campania (4,46%) e la Calabria (3,53%) sono le regioni con il più alto numero di protesti in rapporto alla popolazione residente.
Napoli è la città nella quale lo scorso anno si sono registrati più fallimenti (7,2%) che rappresenta il 15% del totale nazionale. Tutti sintomi di una fragilità e debolezza che colpisce innanzitutto i negozi, grandi o piccoli che siano.

Alle aziende coinvolte vanno aggiunti gli altri piccoli imprenditori, artigiani in primo luogo, ma anche dipendenti pubblici, operai, pensionati, facendo giungere ad oltre 600.000 le persone invischiate in patti usurari, a cui vanno aggiunte non meno di 15000 persone immigrate impantanate tra attività parabancarie ed usura vera e propria.

Si pensi che in Umbria si stima che solo il 3% di fenomeni usurai siano effettivamente denunciati; “una manovra che consente di riciclare anche il denaro sporco proveniente da attività illegali magari compiute in altre regioni” – commenta il procuratore Fausto Cardella.
Il motivo per il quale non si denuncia è perché l’usuraio usa la potente arma dell’intimidazione servendosi di piccoli o grandi gruppi delinquenziali che rispondono alla sola logica del quattrino per minacciare le sue vittime anche negli affetti familiari senza farsi troppi scrupoli.

Trovo dunque doveroso, visti tali inquietanti dati, dare conoscenza di una delle più comuni tecniche adoperate dagli usurai a scapito di famiglie bisognose di liquidi.
C’è da fare una premessa: il nucleo o il singolo che si propone per questo fine illecito segue una selezione sulle potenziali vittime; le prede preferite sono coloro i quali non hanno potuto usufruire di fondi bancari, magari proprio perché destinati ad attività poco chiare, singoli o piccoli imprenditori che siano, oppure chi deve coprire altri debiti con ingenti somme di denaro che non può più chiedere a gruppi finanziari non avendo più garanzie da dare loro. In poche parole lo strozzino, nel primo caso si assicura che il contribuente non farà il suo nome alle autorità giudiziarie poiché anche lui è potenzialmente perseguibile, nel secondo caso si approfitta della disperazione delle famiglie affondando il colpo finché può, cercando di allungare la pratica il più possibile per garantirsi un profitto più copioso e duraturo. In ogni caso l’usuraio conosce bene la vittima, fa in modo di entrare nel suo mondo e capirne i risvolti, se sarà un buono o un cattivo pagatore e se avrà o non avrà la forza di contrastarlo.

Scelta la vittima, che spesso si rivolge a queste eminenze già nel pieno della sua crisi finanziaria, si passa all’azione vera e propria.

Si contratta insieme la somma di denaro dato in “affidamento”e le modalità di pagamento (cadenza, tasso d’interesse..) e si va insieme dal notaio, complice più o meno consapevole, stipulando un contratto di vendita di un bene materiale (che può essere da un orologio di valore ad una autovettura…) che lo strozzino considererà “una garanzia” del denaro prestato. Legalmente dunque il bene figura come venduto e di proprietà dell’usuraio ma in realtà resta ad uso della vittima che ovviamente non avrà un soldo del denaro pattuito per la cessione.

A questo punto in sede privata l’usuraio consegnerà la somma e la vittima si appresterà a pagare nelle modalità concordate.

Dal momento in cui si salta una rata o viene infranto uno qualunque dei patti, l’usuraio rivendica il bene tramite il contratto notarile stipulato in precedenza e applica “more” arbitrarie aggiuntive alla somma già dovuta dal contribuente. In caso contrario (ma sono ben rari i casi contrari), se si paga il dovuto con regolarità e fino all’ultimo centesimo senza venire mai meno agli accordi, l’atto di vendita viene revisionato e il bene torna ad essere del legittimo proprietario; ma come si è detto questo non capita quasi mai.
Ogni minimo contrasto è punito con la violenza, gratuita ed efferata, sofferente ma mai letale, data a dosi crescenti, abbastanza di frequente per incutere timore, per educare alla sottomissione, per coltivare il profitto.

Il magistrato Lucio Lotti, in una conferenza stampa, disse a proposito degli arresti di Gela:

“Il sistema dei cravattari è fatto in modo da autoalimentarsi dando alle vittime solo la sensazione del costo fisso mensile dell’interesse da pagare, ma non la certezza della cessazione del rapporto, perchè non riuscirà mai a saldare il debito”. Dunque, “mai più rivolgersi agli usurai e se qualcuno lo ha fatto o lo sta facendo, meglio denunciare”.

Leonardo L.

Fonti:

testimonianze dirette

Libera informazione -1

Libera informazione -2

Libera informazione -3

www.tg10.it

Siciliainformazioni

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